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mercoledì 16 aprile 2008

GLI ITALIANI, L'INNOVAZIONE E LA RICERCA

In quali settori di ricerca si dovrebbe investire di più secondo gli italiani? Come sono cambiati gli interessi dei cittadini sull’energia e sul clima? E di chi si fidano quando si tratta di questioni tecnologiche e scientifiche?Il livello di (an)alfabetismo scientifico degli italiani non è particolarmente elevato, ma vicino alla media europea: non dimentichiamo però che esiste quello che viene chiamato analfabetismo digitale, un rapporto dell’osservatorio europeo Eurostat da cui si evince che il 59% degli italiani NON HA nozioni informatiche di base. Sono questi, purtroppo, i nuovi analfabeti del XXI secolo, tagliati fuori da ogni possibilità di utilizzare strumenti di uso ormai quotidiano, ma anche nuovi modelli di cultura.
Questi e altri temi hanno avuto risposta in una pubblicazione di gennario 2008 presentata a Torino dal titolo "Gli italiani e la scienza", Primo rapporto su scienza, tecnologia e opinione pubblica in Italia. A cura di Observa-Science in Society, e con il sostegno della Compagnia di San Paolo.
La conferenza di presentazione dell'opera si è tenuta alle ore 17.00 presso il Circolo dei Lettori, Palazzo Graneri della Roccia.Nella foto da sinistra: Massimiano Bucchi (Observa – Science in Society), Gabriele Beccaria (TuttoScienze e Tecnologia - La Stampa), Enrico Predazzi (Presidente Associazione TopESOF), Piero Gastaldo (Segretario Generale Compagnia di San Paolo), Aldo Fasolo (Università di Torino, vicedirettore L’Indice)
L’immagine della scienza e della tecnica che prevale nell’opinione pubblica è generalmente positiva: la stragrande maggioranza ne riconosce i benefici e il ruolo centrale nello sviluppo economico. E gli scienziati spiccano come l’interlocutore più credibile, allorché scienza e tecnologia divengono socialmente rilevanti, seguiti da ambientalisti e associazioni civiche, mentre la politica appare su questi temi in grave deficit di credibilità.
La ricerca scientifica è una priorità in materia di investimenti pubblici per un italiano su sei, dopo assistenza sanitaria, istruzione e lotta alla criminalità, ma nettamente davanti a trasporti e viabilità. L'area tecnologica valutata più positivamente è Internet. Il 70% degli intervistati ritiene, infatti, che la rete abbia introdotto cambiamenti positivi; il 30 percento addirittura molto positivi. A seguire, coerentemente con i dati sulla diffusione dei telefoni cellulari e sul loro utilizzo in Italia, viene indicata la telefonia mobile: due terzi degli italiani ne danno un giudizio positivo. In questo caso però, oltre ad un 15% di rispondenti che non li considera né positivi né negativi, vi è un 17,3% che esprime nei confronti dei cellulari un'opinione abbastanza o molto negativa. Si tratta, tra l'altro, di valutazioni trasversali alla popolazione: la medesima quota di scettici si riscontra tra gli anziani e gli adulti, così come tra i giovani.Gli orientamenti degli italiani non sono tuttavia esenti da ambivalenze, in particolare su aspetti più specifici dell’organizzazione della ricerca: un numero non trascurabile di italiani critica sia la permeabilità della ricerca nei confronti degli interessi economici, sia la poca trasparenza delle procedure di reclutamento: per il 64% “nel mondo della ricerca fa carriera solo chi è raccomandato”. Ancor più diffusa è la sensazione che la ricerca italiana sia penalizzata da un eccessivo condizionamento della politica.Secondo Massimiano Bucchi, professore di Sociologia della Scienza all’Università di Trento e tra i curatori dell’indagine insieme a Valeria Arzenton, “emerge a diversi livelli una richiesta di maggiore partecipazione alle decisioni che riguardano scienza e tecnologia: oltre l’80% ritiene che i cittadini dovrebbero essere più coinvolti e il 43% afferma addirittura che anche le priorità della ricerca debbano essere definite con il concorso di ‘tutti i cittadini’. Ugualmente diffusa è l’aspettativa di un maggiore impegno, da parte dei ricercatori, per informare i cittadini sui risultati delle proprie ricerche”.Nel complesso, gli atteggiamenti degli italiani verso la scienza possono essere riassunti in quattro tipi fondamentali: l’antiscientista disinformato (26,8%, poco attento e in generale scettico, più diffuso tra i meno istruiti e i più anziani), lo scientista informato (13,6%, il più interessato e fiducioso, prevalente giovane, maschio e molto istruito), il pragmatico informato (15,8%, ha una visione utilitaristica della scienza, che apprezza soprattutto per le sue implicazioni pratiche) e il critico ottimista (43,8%, ottimista sulle implicazioni della scienza, ma perplesso soprattutto sulle attuali logiche organizzative della ricerca).Qui la sintesi [pdf] della ricercaPer approfondimenti: www.observa.it
La ricerca Gli Italiani e la Scienza è un approfondimento della pubblicazione, giunta alla quarta edizione, "Annuario Scienza e Società", nella quale trovare i risultati di ricerche demografiche sui rapporti con le attività della scienza e risposte alle domande tra cui:- Quali sono le città europee più attive in ricerca e innovazione?- E le regioni italiane con gli studenti più bravi in scienze?- In quali Paesi i ricercatori sono pagati meglio?- Dove si trovano le migliori università del mondo?- Quali aziende investono di più in R&S in Italia?- A quali organizzazioni di ricerca gli italiani hanno destinato più contributi del 5 per mille?- Chi sono i maggiori consumatori di energia?

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